mercoledì 23 maggio 2012

Il motore ad acqua: la parola alla critica (4)

Le tante emozioni della scorsa settimana ci hanno lasciato un po' frastornati.  Avremmo voluto scrivere per ringraziare quanti hanno condiviso con noi l'esperienza de IL MOTORE AD ACQUA, ma le nostre parole sembravano pura retorica, inutile autocelebrazione, mentre invece  era il momento delle parole degli altri, della critica ufficiale e degli amici.  E sono state quelle parole e gli applausi, i sorrisi e gli abbracci nei camerini a renderci forti, a far crescere sera dopo sera uno spettacolo complesso, a ripagare la fatica, a dissipare i dubbi, a correggere gli errori.  
Questa mattina, l'iniezione di energia è arrivata dalle parole che Flavia Rossi ha lasciato sulla nostra pagina Facebook: vogliamo condividerle oltre che ringraziarla

"Se David Mamet fosse stato presente al Duse di Genova fra il 15 e il 20 maggio, per assistere alla prima nazionale del suo testo “Il motore ad acqua”, si sarebbe certamente commosso e stupito: commosso perché quando le parole scritte sulla pagina prendono forma divenendo gesti veri, corpi veri, sguardi veri, voci vere, queste stesse parole finiscono per suonare nuove e diverse perfino all’autore che le ha immaginate e scelte prima di metterle su carta, risultando quindi a lui stesso quasi un miracolo di chiarezza e un segno di necessità; ma si sarebbe David Mamet anche stupito per l’efficace resa e la commossa lettura del suo testo (datato 1974 e ambientato a Chicago nel 1934) da parte di un gruppo di giovani attori italiani che ha interpretato il tutto con il piglio convinto di chi affronta la verità d’una attualissima testimonianza. Bravo il regista e tutti i suoi collaboratori (scenografia, costumi, disegno luci) a restituire questo sapore: in uno spazio ridotto (quello del palcoscenico), dove però si manifesta la suggestione di luoghi lontani, si fantasmizza quella di luoghi vicini e dove le luci d’impronta espressionistica, a volte costruttivista, giocano un ruolo fondamentale. In breve lo spettatore è messo in condizione d’orientarsi: se a quasi tutti gli attori è richiesto lo sforzo e l’abilità di rivestire doppi-tripli ruoli, anche allo spazio si chiede questa plasticità: l’interno di una casa è anche l’interno di un ufficio; il luogo della fabbrica è anche il laboratorio dell’inventore, o, con piccole modifiche, anche il banco d’un negozio, e così via…
Il regista si affida a sei attori: giocando sulle direzioni opposte o intersecate sulla scena, sulle diverse uscite e entrate, sugli incroci delle loro direzioni, sulle diagonali del loro percorso, questi sei attori (fra cui lo stesso regista) si “moltiplicano” e attraverso il ritmo serratissimo, che è la caratteristica dominante di tutta la rappresentazione, diventano “folla”, oppure gruppo, da cui si distaccano solitudini inquiete e ingenue di personaggi singoli ( l’inventore, sua sorella) o le personalità inquietanti di personaggi immagini del potere (l’avvocato, il legale, il poliziotto). Fondamentale risulta la scelta raffinata del colore cui si affida simbolicamente il compito di indicare la qualità dei comportamenti: bianco, nero e la gamma dei grigi, si sposano al rosso che entra prepotentemente nei piccoli oggetti del materiale plastico come soprattutto, ma non solo, i particolari dei vestiti, rendendo così visibile e indicando la presenza del pericolo, dell’inganno, della menzogna e della crudeltà. Significativamente solo il puro inventore del motore ad acqua non è segnato mai dal rosso e questo rende lo spettatore consapevole non solo della sua “diversità”, rispetto al sistema, ma anche dell’inevitabile sua fine, schiacciato da un ingranaggio che non perdona e che trova il modo di raggiungere sempre il suo scopo. Bellissima poi l’idea di utilizzare il blu (colore dell’acqua pura) solo una volta: per il grande foglio, dispiegato dall’inventore, su cui egli ha disegnato il progetto del suo motore.
La recitazione, sicura e naturale, è convincentemente allusiva (il teatro non deve forse prevalentemente far immaginare?).Così, per esempio, le telefonate sono rese con una collocazione nello spazio scelto per questo scopo, ma non è richiesto all’attore il gesto (banale e mimetico della realtà) della mano che sostiene la cornetta); mentre il lavoro in fabbrica (catena di montaggio) è brillantemente reso con un ritmato suono prodotto dalle mani di due operai cui si aggiunge, facendosi spazio fra quel suono, ritmato anch’esso, il loro parlato…
"Il motore ad acqua" è un piccolo capolavoro di energia, professionalità, passione e abilità. Per questo, augurare a questo spettacolo l’incontro con altri pubblici, dopo quello genovese, è un atto dovuto al teatro: che ha un gran bisogno di esistere e di rinnovarsi attraverso energie fresche e appassionatamente competenti come sono quelle che animano la COMPAGNIADEIDEMONI!" (flaro)
 

mercoledì 16 maggio 2012

IL MOTORE AD ACQUA - il debutto genovese

Ieri sera al Teatro Duse di Genova IL MOTORE AD ACQUA è partito.  
Non ho il distacco e la lucidità sufficienti per poter commentare questo lavoro  -  sarà perchè, dopo lo spettacolo, il miracolo è continuato a tavola e l'acqua si è mutata in vino??  bah....  -   però credo di poter dire che l'impegno, la generosità, la creatività, il mestiere di tutte le persone coinvolte in questo progetto, si sono espresse senza nessun risparmio, dando vita ad un'opera pulita e sincera.
Insomma, fermamente convinta del bisogno di ricercare nuove fonti energetiche che salvaguardino l'uomo e il pianeta, la Compagnia DeiDemoni, trae linfa da sè stessa, autorigenerandosi.

Grazie agli attori: Orietta Notari, Arianna Comes, Marco Avogadro, Jacopo Bicocchi, Fausto Sciarappa, al regista (e attore) Mauro Parrinello, all'assistente alla regia Gisella Szaniszlò, alla light designer Liliana Iadeluca, alla scenografa e costumista Chiara Piccardo, a Stefano Cabrera che ha curato le musiche, a Renzo Trotta e Federico Giani che ci hanno regalato la loro voce, ai fotografi Gianluca Mariotti e Emanuele Magazzù, a Francesco Traverso e a tutto lo staff tecnico del Teatro Stabile di Genova e, naturalmente a tutti i cuoricini che hanno battuto all'unisono per noi.
IL MOTORE AD ACQUA resterà in scena al Teatro Duse fino a domenica 20 maggio.  Venite a trovarci!!
pf 

martedì 8 maggio 2012

PRESENTAZIONE de IL MOTORE AD ACQUA: Genova, giovedì 10 maggio 2012


Giovedì 10 Maggio, alle ore 17.00, nel Foyer del Teatro Della Corte di Genova, si terrà la tavola rotonda di presentazione dello spettacolo “Il Motore ad acqua” di David Mamet, diretto da Mauro Parrinello per la Compagnia DeiDemoni.  
“Il motore ad acqua” è un progetto di Mauro Parrinello e Patrizia Farina e debutterà in prima nazionale il 15 Maggio 2012, alle ore 20.30, al Teatro Duse di Genova.
Prenderanno parte all’incontro: Massimo Bacigalupo (Università di Genova), Anna Maria Biavasco (Traduttrice), Eugenio Buonaccorsi (Università di Genova), Mauro Parrinello (Regista), Aldo Viganò (Teatro Stabile di Genova) e gli attori del cast. Modera l’incontro: Eugenio Pallestrini (Presidente Teatro Stabile e Museo dell’Attore).

Per ulteriori info, vi invitiamo a scaricare il comunicato stampa in formato PDF.

venerdì 4 maggio 2012

L'ODORE DEL MONDO

E' difficile raccontare. 
E' difficile raccontare una storia con parole lievi e colorate anche quando la storia è fatta di dolore, di fiducia tradita, di emozioni soffocate, di non vita.
E' difficile raccontare stamattina quello che, ieri sera, Gisella ci ha regalato.
Il lungo applauso che è esploso nel buio non è riuscito a liberare l'angoscia, il magone che ciascuno di noi aveva covato ascoltando quella bambina farsi donna nella maniera più cruda e atroce, e il "non detto" danzava davanti ai nostri occhi, puntava il dito verso di noi, ciascuno in qualche modo complice di una storia specchio di tante altre, difronte alle quali voltiamo pagina con troppa facilità.


Oggi la nostra Compagnia è un po' più ricca e di questo ringrazia Gisella Szaniszlò per la sua forza, la sua grazia, la sua bellezza (fisica e mentale) che incanta, e Jacopo Bicocchi, regista discreto e  di cuore.
Grazie a chi ha condiviso con noi questo momento straordinario, e grazie a Lazzaro Calcagno che, ancora una volta, ci ha ospitato, concedendoci il suo spazio (fisico e mentale), al suo "restare senza parole" che è stato l'abbraccio più caloroso.
pf